Eclisse

Intorno c’è il cerchio. È giallo e rovente. Segna il confine, la linea che non bisogna oltrepassare.
Il giallo attende, sta di guardia. Il suo compito è l’inganno. La sua luce non guida, disperde. Non segna, nasconde.

Resta accesa, così che quando se ne viene distolti, sia soltanto il buio.

So che non dovrei assistere all’eclisse. Fissare lo sguardo nell’orbita del suo occhio sinistro. Ma il desiderio di varcare il confine è troppo forte. Non riesco a resistere alla voglia di perdermi nel nero del suo gorgo immoto.

Meravigliosa creatura

Giovane ragazzo che cammini, il ciuffo impertinente, la barba studiatamente incolta.

Giovane ragazzo che cammini, sicuro di te e sorriso appena accennato.

Giovane ragazzo che cammini con l’aria di essere uno che non deve chiedere mai.

Hai la patta aperta.

Era mio nonno

L’ultima volta che l’ho sognato aveva addosso una camicia di un rosa tenue, appena stirata, freschissima. Se ne stava in salotto, seduto al tavolo, davanti al balcone aperto. Le maniche arrotolate a scoprire gli avambracci lunghi e abbronzati, e i capelli bianchi, ancora folti, pettinati all’indietro, come nelle foto di quando era ragazzo. Bellissimo.
E io, in piedi accanto a lui, mi chinavo per abbracciarlo: lentamente. Il più lentamente possibile. Perché sentivo che nello stesso istante in cui l’avrei toccato, avrei saputo che lui non c’era più.

Oggi sarebbe stato il suo novantunesimo compleanno. Auguri, nonno. Mi manchi un sacco.

Fibromi personali

Se è mio: mioma.

Se è tuo: tuoma.

Se è suo: suoma...

Et nos exaequat victoria caelo

Siempre.